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Con il patrocinio della Città di Luino e della Fondazione Helga Mellema, in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia, si è svolta  una manifestazione consacrata nel ricordo tramandato di generazione in generazione e sedimentato nella memoria storica dei Colmegnesi. Una folla plaudente ed entusiasta si è assiepata lungo il percorso del corteo che da via Berra ha raggiunto il lungolago di via Palazzi. Le comparse garibaldine nei loro abiti sgargianti precedevano quattro cavalcature una delle quali riservata all’interprete dell’eroe dei due mondi. Un’atmosfera evocativa irreale alla quale hanno conferito credibilità le note altisonanti degli inni patriottici che hanno scandito il lento procedere della sfilata. Dal lago, ancora avvolto in un tenue velo di nebbia dopo il recente temporale, è quindi emersa l’imbarcazione con a bordo la nobildonna Laura Solera Mantegazza. Un facile approdo, poi l’ingresso trionfale, al braccio di Garibaldi, attraverso  la nuova gradinata adorna di rossi gerani allineati come soldatini lungo il percorso. E finalmente l’incontro con i feriti garibaldini. Una manifestazione che, venuta alla luce dopo una lunga gestazione, potrà costituire un precedente per una sua eventuale riproposizione negli anni a venire.


LA TRADIZIONE ORALE


Si dice che  i feriti delle truppe garibaldine che avevano combattuto il 15 agosto 1848 a Luino contro gli Austriaci si sarebbero accampati in Pian de Bonga a Colmegna. Tutti furono mobilitati, comprese le donne del paese che, al lume dicandela, si radunarono  per parecchie sere a preparare le bende per tamponare le ferite, utilizzando la tela di vecchie lenzuola. Precorsero in tal modo l’intervento della nobildonna Laura Solera Mantegazza che successivamente li trasportò in salvo nella sua villa La Sabioncella di Cannero. Non è improbabile pertanto che i feriti siano stati prelevati da Colmegna, località fuori mano e meno esposta ad eventuali attacchi delle truppe austriache. La storia, quella supportata da un’adeguata documentazione, confermerebbe comunque la tradizione orale.

LA STORIA

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Leopoldo Giampaolo, infatti, nella STORIA BREVE DI MACCAGNO, ricorda che un certo Giovanni Cattaneo, notaio a Maccagno, ed un certo Zanini Giuseppe Gaspare, fabbricante di cappelli, entrambi accaniti mazziniani,  alle soglie del 1848, diedero aiuto ad un comitato insurrezionale con a capo Achille Longhi di Germignaga. Erano un gruppo di patrioti che si prefiggevano di far insorgere al  momento opportuno la zona lombarda del Verbano. Alla notizia della sollevazione di Milano e della sommossa di Varese, il Longhi e il Cattaneo passarono all’azione. Il giorno successivo il Longhi decise di far prigioniera la guarnigione austriaca del borgo di Luino. Mandò quindi il Cattaneo a Maccagno a racimolare i patrioti. Il commissario distrettuale e i gendarmi trassero però in arresto il Cattaneo. I patrioti luinesi  tumultuarono e misero alle strette il commissario distrettuale e lo costrinsero a scrivere una lettera al collega di Maccagno per la liberazione del Cattaneo. Lo stesso Longhi, insieme ad altri patrioti, si diresse a Maccagno con la missiva. A Colmegna, un abitante del luogo gli consegnò a sua volta una lettera di un certo Zaccheo, residente in Ticino, da tempo in rapporto con i patrioti luinesi. In essa si dava notizia dell’immediato arrivo via lago di una sessantina di carabinieri elvetici. Il Longhi dispose che metà dovessero sbarcare al Ronco delle Monache e l’altra metà a Colmegna in attesa di ordini. Affidava pertanto la missione di portare a termine l’incarico ad un certo Gennaro con un gruppetto di patrioti. Il Gennaro (forse di Colmegna) consegnava la lettera del collega luinese e otteneva subito la liberazione del Cattaneo che veniva accompagnato trionfalmente a Luino. Il battello dei carabinieri ticinesi però non si fermò al Ronco delle Monache, ma all’altezza di Colmegna. Fu mandata una barca a riva con una nuova lettera dello Zaccheo. In essa si diceva che non potevano fermarsi a Luino perché avevano ricevuto l’ordine di sbarcare a Intra; eventualmente sarebbero accorsi in un secondo  momento. Dopo la sconfitta di Garibaldi, il 25 agosto, una grossa colonna di Austriaci al comando del maggiore Haller fu inviata a Luino. Occupato il borgo, gli Austriaci mandarono un distaccamento verso Maccagno. Sorpresi però nel buio della notte, si fermarono a Colmegna, suscitando un comprensibile allarme tra la popolazione che evidentemente aveva favorito i patrioti. Non si può quindi negare una certa complicità dei Colmegnesi nel sostenere i fautori della rivolta contro gli Austriaci e nell’aiutare l’Eroe dei due Mondi.



Prof. Emilio Rossi

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